mercoledì 21 agosto 2013

IL LUTTO PER LA PERDITA DEL SE' SANO


Molti dei pazienti con disturbo bipolare tendono a dividere la propria vita in due fasi temporali: prima della loro diagnosi e dopo la diagnosi. Inoltre, questa suddivisione comporta che molti di questi pazienti si vedano quasi come due persone diverse: le persone che sono state prima di sviluppare il disturbo bipolare e le persone che sono da quel momento in poi. Possiamo parlare di un dolore per la “perdita del sé sano”, come lo definisce la psichiatra americana Ellen Frank, quasi una forma di lutto e di perdita definitiva comune fra gli individui con disturbo bipolare. Infatti “diventare ed essere bipolare” rimanda ad una situazione definitiva che è più simile a una morte che alla perdita di un lavoro o al divorzio.
Risulta quindi utile intervenire psicoterapeuticamente per elaborare e superare questo lutto. 

Come afferma la Psichiatra Ellen Frank “Molti individui con malattia maniaco-depressiva hanno grande difficoltà ad affrontare la loro malattia a causa della sua instabilità, della sua bipolarità, delle ramificazioni che la malattia stessa può avere sulla loro vita e sulla vita della loro famiglia. Questi pazienti sono spesso particolarmente frustrati dalle limitazioni che la malattia pone (o sembra porre) loro. Molte volte, gli individui con disturbo bipolare subiscono nel corso del tempo un deterioramento reale, o apparente, nelle abilità sociali. I rapporti con familiari, coniugi, amici e colleghi di lavoro spesso sono tesi, il comportamento maniacale può portare a rottura con i vecchi amici e anche con la famiglia. Come terapeuta IPSRT, il vostro compito diventa allora quello di aiutare il paziente a piangere per la perdita del sé sano: quel sé che avrebbe un migliore controllo dei suoi stati d’animo, che avrebbe fatto quella carriera che era stata progettata entrando all’università e che avrebbe relazioni più stabili con le altre persone importanti e con i familiari.
I pazienti con disturbo pilare spesso hanno bisogno di scendere a compromessi rispetto ai loro ideali per assicurarsi che i propri bisogni, come determinata dalla loro malattia, vengano soddisfatti. Per esempio, la donna con disturbo bipolare che stia per diventare madre può non essere in grado di fare tutto quello che sarebbe in grado di fare il suo ideale di madre, eppure riesce a prendersi cura di se stessa. Un cambiamento di vita come diventare genitori spesso influisce fortemente sul desiderio di negazione della malattia, anche in quei pazienti che hanno lavorato duramente in una precedente terapia su vari aspetti della gestione dei sintomi. Nel caso della nuova madre, il sé sano perduto sarebbe quello di una donna in grado di svegliarsi tre o quattro volte a notte per allattare il neonato senza che ciò metta a repentaglio la propria salute. Quando la paziente si rende conto che questo comporterebbe il rischio di un nuovo esordio della malattia, il vostro compito è quello di aiutarla a vedere che i concetti di “sana” e “ideale” possono essere ridefiniti in base al buon senso di prendersi cura di se stessa in modo che lei, a sua volta, sarà in grado di prendersi cura del neonato.”

Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

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